Il “Regolamento di Dublino” pregiudica i diritti dei rifugiati

Strasburgo, 24 settembre 2010 – Le procedure di asilo nei paesi europei presentano ancora forti carenze e devono essere migliorate e armonizzate. È in particolare indispensabile porre rimedio al cattivo funzionamento del cosiddetto ‘’Regolamento di Dublino’’ all’interno dell’Unione europea, ha dichiarato il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, nell’ultimo articolo del suo “Human rights comment”.

Ai sensi del sistema di Dublino, la responsabilità dell’esame delle domande di asilo spetta agli Stati membri situati lungo i confini dell’Ue, attraverso i quali entrano in Europa la maggior parte dei richiedenti asilo.

Nella pratica, tale sistema non funziona. Paesi come la Grecia e Malta, in questi ultimi anni non sono stati assolutamente in grado di fornire un’adeguata protezione ai richiedenti asilo, poiché il loro numero ha superato di gran lunga le loro capacità di accoglienza. È una situazione ingiusta, che può persino, in casi estremi, mettere in pericolo delle vite umane. È veramente giunto il momento di rivedere il Regolamento di Dublino.

Tale regolamento non mira a garantire che la responsabilità dell’accoglienza dei richiedenti asilo sia condivisa tra gli Stati membri dell’Ue. Né garantisce che i richiedenti asilo abbiano accesso a procedure di asilo adeguate. È basato sull’errato presupposto che i sistemi di asilo nazionali in Europa offrano tutti norme elevate di protezione delle persone che cercano di sfuggire alle violenze e alle persecuzioni.

Tale sistema non funziona, e i rifugiati ne subiscono le conseguenze

Le gravi disfunzioni delle procedure di asilo in Grecia hanno portato il sistema di Dublino a un vero collasso e dobbiamo trarne gli insegnamenti necessari. Gli Stati dell’Ue devono sospendere ogni trasferimento di richiedenti asilo verso paesi in cui incontrano immense difficoltà per avere accesso alla procedura di asilo e dove non godono delle garanzie di protezione basilari, quali l’assistenza di un interprete e la consulenza legale.

I richiedenti asilo informati dei problemi esistenti nel primo paese di ingresso, in numerosi casi hanno presentato ricorso contro il loro trasferimento. In realtà, le lacune del Regolamento di Dublino contribuiscono ad accrescere la mole di lavoro dei tribunali nazionali, tra cui le corti supreme, e soprattutto aumentano il numero di casi dinanzi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo. Nel 2009-2010 la Corte di Strasburgo ha ricevuto non meno di 700 ricorsi presentati da richiedenti asilo che domandavano la sospensione del loro trasferimento.

Un altro effetto negativo secondario preoccupante del sistema di Dublino è dato dall’aumentato ricorso alla detenzione dei richiedenti asilo per i quali è stata deciso il trasferimento, poiché le autorità del paese di accoglienza temono che possano cercare di sottrarsi con la fuga all’esecuzione di tale decreto.

Gli Stati dell’Europa settentrionale, situati lontano dalle frontiere meridionali ed orientali, per il momento non si sono dimostrati cooperativi nel corso delle discussioni per risolvere questa situazione intricata e deplorevole. In realtà, non hanno nemmeno acconsentito a utilizzare la possibilità prevista dalla “clausola di sovranità” del regolamento, per evitare i trasferimenti verso la Grecia, il cui sistema di asilo è chiaramente al collasso.

In ogni modo, l’uso della clausola di eccezione non è sufficiente. Il sistema in quanto tale deve essere modificato e sostituito con politiche eque ed efficaci, conformi al principio di solidarietà, basate su principi e valori comuni.

La Commissione europea ha suggerito di introdurre la possibilità di sospendere i trasferimenti e di alleviare temporaneamente dalle loro responsabilità gli Stati particolarmente sollecitati ai sensi del Regolamento di Dublino. Tale meccanismo dovrebbe inoltre fornire loro la possibilità di ricercare il necessario aiuto finanziario o tecnico per affrontare la situazione. Tale proposta rappresenta il giusto approccio da seguire.

L’Europa deve fare di più

L’Europa nel suo insieme non è sommersa dalle domande di asilo, almeno rispetto ad altre regioni del mondo. Basti sapere, per esempio, che l’anno scorso il Sudafrica da solo ha ricevuto quasi tante domande d’asilo quante quelle dell’insieme dei 27 Stati membri dell’Unione europea. Alcuni paesi in Asia e nel Medio Oriente ne hanno ricevute ancora di più.

L’Europa deve fare di più in materia di tutela dei rifugiati. Non dispone ancora di un sistema equo ed efficace che garantisca pienamente i diritti umani dei richiedenti asilo in Europa. Il Regolamento di Dublino deve essere riveduto al più presto per porre fine a tale situazione.

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